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mercoledì 1 ottobre 2008
La Fauna del parco dello Stelvio
In tutti i settori del Parco Nazionale dello Stelvio vivono numerosi esemplari appartenenti alla fauna alpina, ad esclusione dei grandi predatori estinti per azione dell’uomo.
Nel settore lombardo del Parco troviamo un migliaio di cervi, che prediligono i boschi fitti, e caprioli, che vivono ai bordi di essi. Salendo di quota si vedono altrettanti camosci e centinaia di stambecchi (questi ultimi scomparsi circa un secolo fa, poi tornati a popolare alcune valli del Parco in seguito a un progetto di reintroduzione avviato nel 1968).
Tra le specie di mammiferi non mancano la volpe, la marmotta, l’ermellino, gli scoiattoli rossi e bruni, la lepre alpina, più rari i tassi e le donnole.
Se poi alziamo un poco lo sguardo, tra i rami degli alberi o più in alto verso il cielo, troveremo numerose specie di uccelli, come il gracchio corallino, il corvo imperiale o la cornacchia. Ci sono anche il picchio, il gallo cedrone ed il francolino di monte, ed i predatori: la poiana, lo sparviero ed il gufo.
Almeno dieci coppie di aquile reali, simbolo del Parco, si sono insediate in tutto il settore lombardo nidificando su pareti vertiginose e da qualche tempo è possibile avvistare anche il gipeto o avvoltoio degli agnelli.
Non vanno poi dimenticati gli abitanti degli stagni, laghetti alpini, fiumi e torrenti, dove possono trovarsi rane e salamandre, trote e salmerini e naturalmente gli insetti che contribuiscono a completare la catena alimentare.
Anche diversi rettili abitano il Parco: marassi, orbettini e lucertole.
Sono assenti dal territorio del Parco i grandi e medi predatori delle Alpi, che in passato furono oggetto di una caccia indiscriminata: la lince, estinta nel Settecento, il lupo, l’orso e la lontra scomparsi circa un secolo fa. Ciò provoca problemi di sovrappopolamento da pare di alcune specie a danno di altre.
Alcune leggende narrano di orsi presenti nel Parco attorno agli anni '20, ma pare certo che, almeno nel settore lombardo, l'ultimo orso sia stato abbattuto nei primi anni di questo secolo. E' invece documentato il transito, in anni recenti, di un orso nel settore trentino (Val di Rabbi).
Questo grande plantigrado, a causa di dicerie quasi sempre senza fondamento che lo volevano feroce assalitore di uomini, fu oggetto, nel secolo scorso, di una vera e propria campagna volta alla sua eliminazione: si pensi che venivano dati consistenti premi in denaro a chi uccideva un orso. Soltanto in Valtellina, tra il 1873 e il 1887, sono stati abbattuti 49 orsi.
Il Parco risente della mancanza di predatori, come l'orso ed il lupo, in grado di regolare le popolazioni dei ruminanti.
Nel settore lombardo del Parco troviamo un migliaio di cervi, che prediligono i boschi fitti, e caprioli, che vivono ai bordi di essi. Salendo di quota si vedono altrettanti camosci e centinaia di stambecchi (questi ultimi scomparsi circa un secolo fa, poi tornati a popolare alcune valli del Parco in seguito a un progetto di reintroduzione avviato nel 1968).
Tra le specie di mammiferi non mancano la volpe, la marmotta, l’ermellino, gli scoiattoli rossi e bruni, la lepre alpina, più rari i tassi e le donnole.
Se poi alziamo un poco lo sguardo, tra i rami degli alberi o più in alto verso il cielo, troveremo numerose specie di uccelli, come il gracchio corallino, il corvo imperiale o la cornacchia. Ci sono anche il picchio, il gallo cedrone ed il francolino di monte, ed i predatori: la poiana, lo sparviero ed il gufo.
Almeno dieci coppie di aquile reali, simbolo del Parco, si sono insediate in tutto il settore lombardo nidificando su pareti vertiginose e da qualche tempo è possibile avvistare anche il gipeto o avvoltoio degli agnelli.
Non vanno poi dimenticati gli abitanti degli stagni, laghetti alpini, fiumi e torrenti, dove possono trovarsi rane e salamandre, trote e salmerini e naturalmente gli insetti che contribuiscono a completare la catena alimentare.
Anche diversi rettili abitano il Parco: marassi, orbettini e lucertole.
Sono assenti dal territorio del Parco i grandi e medi predatori delle Alpi, che in passato furono oggetto di una caccia indiscriminata: la lince, estinta nel Settecento, il lupo, l’orso e la lontra scomparsi circa un secolo fa. Ciò provoca problemi di sovrappopolamento da pare di alcune specie a danno di altre.
Alcune leggende narrano di orsi presenti nel Parco attorno agli anni '20, ma pare certo che, almeno nel settore lombardo, l'ultimo orso sia stato abbattuto nei primi anni di questo secolo. E' invece documentato il transito, in anni recenti, di un orso nel settore trentino (Val di Rabbi).
Questo grande plantigrado, a causa di dicerie quasi sempre senza fondamento che lo volevano feroce assalitore di uomini, fu oggetto, nel secolo scorso, di una vera e propria campagna volta alla sua eliminazione: si pensi che venivano dati consistenti premi in denaro a chi uccideva un orso. Soltanto in Valtellina, tra il 1873 e il 1887, sono stati abbattuti 49 orsi.
Il Parco risente della mancanza di predatori, come l'orso ed il lupo, in grado di regolare le popolazioni dei ruminanti.
I mammiferi del parco dello Stelvio
Gli Uccelli del parco dello Stelvio
L'aquila reale nel parco dello Stelvio
Basta vedere una volta l'aquila in volo per comprendere il motivo della definizione "reale": è difficile immaginare qualcosa di più maestoso di questo grande rapace mentre volteggia, con le ali ferme, sfruttando perfettamente venti e correnti.
Non a caso l'aquila reale è stata scelta a simbolo del Parco: in queste valli, infatti, è il suo regno ed è relativamente facile avvistarla.
L'aquila costituisce coppie durature, in cui la femmina, più grossa del maschio, depone due uova nel nido, costruito con rami, foglie, erba e pelo, su pareti scoscese. Un solo piccolo riesce, normalmente, a raggiungere l'età adulta.
Si ciba normalmente di prede vive, che cattura con velocissime picchiate e uccide con i possenti artigli o, per gli animali più grandi, lasciandole cadere dall'alto.
L'aquila svolge un importante ruolo nella selezione e conservazione delle specie, eliminando i soggetti più deboli.
Non a caso l'aquila reale è stata scelta a simbolo del Parco: in queste valli, infatti, è il suo regno ed è relativamente facile avvistarla.
L'aquila costituisce coppie durature, in cui la femmina, più grossa del maschio, depone due uova nel nido, costruito con rami, foglie, erba e pelo, su pareti scoscese. Un solo piccolo riesce, normalmente, a raggiungere l'età adulta.
Si ciba normalmente di prede vive, che cattura con velocissime picchiate e uccide con i possenti artigli o, per gli animali più grandi, lasciandole cadere dall'alto.
L'aquila svolge un importante ruolo nella selezione e conservazione delle specie, eliminando i soggetti più deboli.
Il gallo cedrone nel Parco dello Stelvio
Il gallo cedrone è il più grosso gallinaceo del Parco, molto raro.
E' un uccello spettacolare, sia per la sua colorazione che per la parata amorosa che il maschio inscena, con esibizioni canore, movimenti rituali e lo sfoggio delle piume della coda.
La facilità con cui è avvicinabile in queste occasioni, la nota prelibatezza delle sue carni e la necessità di disporre di zone tranquille ha determinato la scomparsa del gallo cedrone dal settore lombardo del Parco.
E' un uccello spettacolare, sia per la sua colorazione che per la parata amorosa che il maschio inscena, con esibizioni canore, movimenti rituali e lo sfoggio delle piume della coda.
La facilità con cui è avvicinabile in queste occasioni, la nota prelibatezza delle sue carni e la necessità di disporre di zone tranquille ha determinato la scomparsa del gallo cedrone dal settore lombardo del Parco.
Lo stambecco nel Parco dello Stelvio
Lo stambecco, famoso e bellissimo mammifero, anticamente presente nelle zone del Parco, era scomparso prima del 1700. L'ambiente, in particolare la Val Zebrù nel settore lombardo, pareva essere particolarmente adatto ad una sua reintroduzione: così, tra il 1967 ed il 1968, sono stati immessi (provenienti dalla Riserva Svizzera), 29 capi.
L'esperimento ha avuto un grande successo, tanto che ora la popolazione supera gli 800 capi, facilmente avvistabili anche a distanza abbastanza ravvicinata, dato il carattere tranquillo dello stambecco.
Le corna nel maschio sono imponenti (anche oltre 1 metro di lunghezza) con grossi rilievi (anelli), mentre nelle femmine somigliano a quelle delle capre.
L'esperimento ha avuto un grande successo, tanto che ora la popolazione supera gli 800 capi, facilmente avvistabili anche a distanza abbastanza ravvicinata, dato il carattere tranquillo dello stambecco.
Le corna nel maschio sono imponenti (anche oltre 1 metro di lunghezza) con grossi rilievi (anelli), mentre nelle femmine somigliano a quelle delle capre.
La marmotta nel Parco dello Stelvio
Facile da avvistare, anche a causa del caratteristico ed acutissimo fischio che emette quando è impaurita, la marmotta è molto diffusa nel Parco. Parente dello scoiattolo, al contrario di questo vive sul terreno e forma dei gruppi numerosi.
Scava lunghe tane: quelle estive abbastanza superficiali e con molte uscite, quelle invernali più profonde e con un'unica uscita, che viene accuratamente chiusa quando la marmotta cade in letargo insieme al suo gruppo.
In questo periodo, lungo anche sei mesi, la marmotta rallenta moltissimo le proprie funzioni vitali, senza mangiare né bere. Soltanto se la temperatura interna della tana scende sotto i 7 gradi la marmotta si sveglia per cercare un riparo più efficace.
In passato oggetto di una caccia spietata a causa della pelliccia e del grasso che veniva utilizzato come medicinale, oggi si sta diffondendo in molte zone del Parco. E' la preda principale dell'Aquila.
Scava lunghe tane: quelle estive abbastanza superficiali e con molte uscite, quelle invernali più profonde e con un'unica uscita, che viene accuratamente chiusa quando la marmotta cade in letargo insieme al suo gruppo.
In questo periodo, lungo anche sei mesi, la marmotta rallenta moltissimo le proprie funzioni vitali, senza mangiare né bere. Soltanto se la temperatura interna della tana scende sotto i 7 gradi la marmotta si sveglia per cercare un riparo più efficace.
In passato oggetto di una caccia spietata a causa della pelliccia e del grasso che veniva utilizzato come medicinale, oggi si sta diffondendo in molte zone del Parco. E' la preda principale dell'Aquila.
L'ermellino nel parco dello Stelvio
Bello e spietato, l'ermellino è un piccolo, agilissimo predatore capace di muoversi con destrezza sulla neve, tra le rocce, sugli alberi ed in acqua. Il colore mimetico e la velocità con cui si muove lo rendono particolarmente temibile per i piccoli animali e difficilmente avvistabile per i naturalisti.
La sua pregiatissima pelliccia lo ha fatto, in passato, oggetto di caccia spietata.
La sua pregiatissima pelliccia lo ha fatto, in passato, oggetto di caccia spietata.
Il cervo nel Parco dello Stelvio
Grosso ed elegante, il cervo ha, nel maschio, corna imponenti e ramificate che ogni anno cadono per ricrescere nel periodo da marzo a giugno (le dimensioni delle nuove corna sono in genere maggiori delle vecchie)
Abita normalmente i boschi di conifere; in primavera ed in autunno si spinge a volte molto in basso, anche nei pressi dei centri abitati; d'estate, invece, risale talvolta sopra il limite arboreo.
I branchi sono composti da femmine e piccoli, mentre i maschi fanno vita solitaria, riunendosi al branco in autunno, al momento della riproduzione.
Verso la fine di maggio, nasce il piccolo cerbiatto con il manto a macchie bianche.
Abita normalmente i boschi di conifere; in primavera ed in autunno si spinge a volte molto in basso, anche nei pressi dei centri abitati; d'estate, invece, risale talvolta sopra il limite arboreo.
I branchi sono composti da femmine e piccoli, mentre i maschi fanno vita solitaria, riunendosi al branco in autunno, al momento della riproduzione.
Verso la fine di maggio, nasce il piccolo cerbiatto con il manto a macchie bianche.
Il camoscio nel parco dello Stelvio
Il camoscio è molto diffuso nel Parco: dai sentieri nei fondovalle è relativamente facile, con un buon binocolo, scorgere branchi di femmine e piccoli o maschi solitari sui grandi pascoli sopra il limite arboreo. Più difficile è un avvistamento ravvicinato a causa della sua innata diffidenza.
La sua agilità è proverbiale: il camoscio è un ottimo arrampicatore, ama correre e giocare con i suoi simili, superando velocemente grandi dislivelli su pietraie e pareti rocciose apparentemente inaccessibili. predilige i pascoli alpini in quota.
Le corna, a uncino, nel maschio sono più massicce.
Vive di preferenza nei fondovalle, spesso tra le macchie di ontani lungo i fiumi.
Tra maggio e giugno nascono i piccoli, spesso gemelli.
Nel Parco il capriolo risente dell'"invadenza" del cervo: il numero dei caprioli, infatti, tende ad una costante diminuzione.
La sua agilità è proverbiale: il camoscio è un ottimo arrampicatore, ama correre e giocare con i suoi simili, superando velocemente grandi dislivelli su pietraie e pareti rocciose apparentemente inaccessibili. predilige i pascoli alpini in quota.
Le corna, a uncino, nel maschio sono più massicce.
Vive di preferenza nei fondovalle, spesso tra le macchie di ontani lungo i fiumi.
Tra maggio e giugno nascono i piccoli, spesso gemelli.
Nel Parco il capriolo risente dell'"invadenza" del cervo: il numero dei caprioli, infatti, tende ad una costante diminuzione.
La volpe nel parco dello Stelvio
La volpe è l'unico carnivoro di una certa dimensione rimasto nel territorio del Parco, un tempo popolato anche da lupi ed orsi. Soltanto l'aquila può attaccare prede di dimensioni simili a quelle della volpe (e, a volte, la volpe stessa); certamente, però, i grandi erbivori sono fuori dalla loro portata.
Per la sua grande capacità di adattamento la volpe è avvistabile ovunque nel Parco: specialmente nelle ore notturne è relativamente facile vederla attraversare le strade o aggirarsi nei dintorni dei centri abitati alla ricerca di rifiuti o, meglio, di qualche pollaio incustodito.
Vive normalmente nel bosco, in tane ben nascoste, ma d'estate può spingersi anche a quote piuttosto elevate.
Verso maggio dà alla luce fino ad 8 piccoli.Essendo uno dei principali vettori della rabbia, il numero di volpi ha dovuto essere drasticamente ridotto alcuni anni or sono, in occasione di un'epidemia
Per la sua grande capacità di adattamento la volpe è avvistabile ovunque nel Parco: specialmente nelle ore notturne è relativamente facile vederla attraversare le strade o aggirarsi nei dintorni dei centri abitati alla ricerca di rifiuti o, meglio, di qualche pollaio incustodito.
Vive normalmente nel bosco, in tane ben nascoste, ma d'estate può spingersi anche a quote piuttosto elevate.
Verso maggio dà alla luce fino ad 8 piccoli.Essendo uno dei principali vettori della rabbia, il numero di volpi ha dovuto essere drasticamente ridotto alcuni anni or sono, in occasione di un'epidemia
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